“I Rumori del Cuore” di Rachele Vestri. Sensibile romanzo che racconta una storia di vita legata ad un bimbo non udente.

di Patrizia Santini

Come spesso accade, ma soprattutto se si è aperti e in ‘ascolto’… accade, di fare incontri speciali  e quello con Rachele Vestri è uno di questi. Mi sono bastate alcune note biografiche per capire che di fronte a me c’era una Donna Grande, giovane di età, ma con spalle e cuore da donna adulta e di forte sensibilità.

E il suo ultimo libro “I Rumori del Cuore” ne è un prodotto. La storia di un bimbo non udente costretto ad utilizzare presidi auricolari invasivi e penalizzanti sotto l’aspetto estetico. Ma in risalto ancor più la forza di quell’amore puro che riesce ad essere catalizzatore, spugna, Maestro, Guida.

Non potevo perciò non entrare da subito a gamba tesa, come si dice, nella sua vita, per comprendere meglio il romanzo.

Una storia emozionale che ha radici nel tuo presente per poi ovviamente ‘evadere’ anche verso traiettorie romanzate

  “Hai detto bene! Il mio romanzo è una storia emozionale, con una parte autobiografica. Nelle prime pagine narro la storia del mio bambino “speciale”, sordo a causa di un’emorragia cerebrale, a seguito di una nascita prematura. Ma non è solo questo. Tra le pagine de “I rumori del cuore” si trova anche tanta emozione, oltre ai timori di un ragazzo che crede di non essere abbastanza, a causa del suo handicap. Infatti, arriverà quasi a rinunciare al suo grande amore, pensando che lei possa meritare di meglio. Ci sono i sogni di una madre (in questo caso i miei) di vedere il proprio figlio realizzato e soprattutto felice, nonostante tutto. Racconto la vita di una famiglia “normale” che vive la quotidianità con un ragazzo ipoacuso, ma che viene resa più accattivante grazie alla presenza di elementi fantasy. Infatti il protagonista, si dovrà sottoporre ad un intervento chirurgico per sostituire gli impianti cocleari (apparecchi acustici che permettono di sentire), in quell’occasione, riceverà un dono magico, rendendolo ancora più speciale”

Che tipo di linguaggio hai scelto per trasportare il lettore in questo universo che la maggioranza non conosce, così delicato e pieno di sofferenze e difficoltà?

  “Ho scelto un linguaggio semplice e diretto. Non servono paroloni incomprensibili, o termini medici che nessuno conosce. Le difficoltà che devono affrontare queste persone non cambiano se si usa un linguaggio forbito. Diciamo che la peculiarità della mia penna (non voglio peccare di presunzione) è proprio essere scorrevole, chiara, che arriva al punto senza voli pindarici. Infatti tutti i miei meravigliosi lettori, le meravigliose book blogger e book toker, mi fanno i complimenti per questo mio modo di scrivere, arrivando a leggere i miei romanzi in due giorni, grazie alla leggerezza e alla fluidità delle mie parole, definendola, addirittura “cinematografica”

Come è stato accolto dal pubblico? Hai avuto modo di confrontarti coi lettori?

  “Devo dire benissimo. Il mio romanzo entra in punta di piedi nel cuore della gente, per poi conquistarlo. Il mio protagonista, Sebastiano Ferraro, è un personaggio veramente meraviglioso, vero, sincero che lotta contro i pregiudizi della gente che lo vede “diverso”. Rappresenta il ragazzo della porta acconto, un po’ introverso che sogna una vita “normale” come tutti. Tantissime lettrici si sono dichiarate innamorate di lui. Giuro!”

Oggi che mamma sei?

  “Oggi sono una mamma imperfetta come tutte che, a differenza di altre, ho una risorsa in più. Il fatto di avere un bambino “speciale” è per me un valore aggiunto. Questo non vuol dire che è tutto rose e fiori, anzi! Ci sono battaglie e conquiste quasi ogni giorno, ma avendo un figlio che è un combattente nato, non posso essere da meno. Sto cercando di insegnargli che, lui più di tutti, deve lottare per ottenere qualcosa. Niente cade dal cielo solo perché è un “diversamente abile” e, cosa più importante, di fare della sua condizione uno stile di vita, non una difficoltà. Ma se poi ci aggiungiamo anche una figlia in piena adolescenza, mi autoproclamo una supereroina!”

Oggi che figlio è, tuo figlio?

  “Oggi Simone (questo è il suo nome) è un bambino felice e sereno, solo per questo mi sento di aver vinto. Io lo definisco un “distributore automatico di abbracci”. Lui abbraccia chiunque. È molto affettuoso. Ha sempre un sorriso talmente puro che riesce a conquistarti immediatamente. È solare, vivace, una fonte inesauribile di energia, ma ha anche una grandissima testa dura, che viene anche da un carattere molto forte (grazie, ovviamente, ai geni della mamma!). Un’altra qualità che sottolineo sempre è che un divoratore seriale di pizza, la mangerebbe in continuazione!”

Ma quando è iniziata questa tua voglia di scrivere, perché questo è il tuo secondo romanzo. Tra l’altro edito lo scorso anno, quindi la tua entrata ufficiale nel mondo del business editoriale è recente

  “Esattamente, ho pubblicato il mio primo romanzo “Anima Mia” l’anno scorso a febbraio, e il secondo a ottobre, sempre dello stesso anno. Sono, come si dice, una scrittrice emergente. Lo sono diventata un po’ per caso e un po’ per necessità. Ho iniziato a scrivere durante le terapie di mio figlio. Passavo, e lo faccio tutt’ora, diverso tempo nella sala d’attesa del centro di riabilitazione. Ho cercato di fare amicizia con altre mamme, ma l’argomento di discussione era sempre lo stesso: i problemi dei nostri figli. Perciò in me è nata proprio l’esigenza di estraniarmi, quindi carta e penna e ho iniziato a scrivere delle storie e in tutto questo tempo ne ho scritte ben otto. Per puro divertimento e curiosità le ho fatte leggere a delle carissime amiche, le quali mi hanno “minacciato” di inviarle a qualcuno del settore. Dopo una valutazione del manoscritto (e i loro complimenti) ho deciso di intraprendere questo percorso, inizialmente per gioco, ora, invece, spero di farne una professione. Per accudire figlio ho dovuto lasciare il mio lavoro, e da un certo punto di vista, avevo iniziato a sentirmi inutile. Ma adesso che ho un piccolo guadagno e riesco a contribuire a qualche spesa di casa, mi sento realizzata come donna. Quindi, eccomi qui!”

Ma è vero o è una leggenda metropolitana quella che si racconta di te, che tu scrivi  in macchina, che la tua auto è diventata il tuo studio?

  “È tutto verissimo! Da quando è iniziata la pandemia non ho più potuto sostare nella sala d’attesa o area ristoro, attrezzata con tavoli e sedie. Quindi mi sono organizzata in macchina. Non è molto comodo, mi trovo anche a “lottare” con le temperature. Mi sono ritrovata a scrivere con -4 e con + 27 gradi. Ho ironizzato molto su questo. Ogni tanto faccio le storie su IG per mostrare il mio “ufficio”, il panorama, gli oggetti di grande design come il profumatore per auto, e un quadro di inestimabile valore che altro non è che il permesso disabili! Ma come si dice, si fa di necessità virtù!”

Il tuo prossimo lavoro?

  “Al momento, insieme alla mia editor, e grandissima amica, la dottoressa Rossella Arinisi, stiamo editando lo standalone di Anima Mia, un romantic suspense che vi terrà con il fiato sospeso mentre farete un giro sulle montagne russe. Lo pubblicherò sempre in self, verso fine anno. E nel frattempo, tra una terapia e l’altra, sto terminando il mio mafia romance, ma questo vedrà la luce l’anno prossimo! Quindi seguitemi per non perdervi le novità in arrivo”

… questa è libera…

  “Innanzitutto grazie per le domande e per il tempo che mi hai dedicato. Spero solo che attraverso le mie parole, i lettori che ancora non mi conoscono, possano darmi la possibilità di entrare nelle loro librerie e nei loro Kindle. Mi piacerebbe tanto che leggessero i miei romanzi, che mi apprezzassero come scrittrice. Diciamo che sarebbe un piccolo regalo che arriva dopo tanta fatica, sacrifici e tempo rubato alla notte e ai miei figli, che ho impiegato per scrivere questi libri. Tutto per regalare emozioni e compagnia”

(Dal blog di Patrizia Santini, Gallina in fuga)


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